Forte San ZenoLa validità delle proposte tattiche e fortificatorie formulate dal feldmaresciallo Radetzky e dal luogotenente feldmaresciallo Franz von Scholl, non attuate per ragioni di economia, viene dimostrata sul campo, nella guerra del 1848 condotta contro l’esercito sardo-piemontese, e in particolare dalla battaglia svoltasi davanti alla piazzaforte di Verona. Nella giornata del 6 maggio 1848, lungo il ciglione (rideau) di Santa Lucia-San Massimo, lo scontro maggiore avviene presso il borgo di Santa Lucia. Sono questi i luoghi che già nel 1833-1838 Scholl avrebbe voluto assicurare alla difesa con i tre capisaldi fortificati esterni di Santa Caterina, Porta Nuova, San Procolo, o presidiare direttamente con opere distaccate.

   Il 15 maggio 1848 Radetzky ordina la costruzione di sette ridotte (opere di sola terra), da disporre a destra d’Adige lungo il margine del rideau, il terrazzamento naturale arcuato che domina la spianata. Esse formano la linea del primo campo trincerato: a est, è connessa all’Adige presso Tombetta (Basso Acquar, Campo del Matto), segue poi il ciglione fino a San Massimo, infine declina verso la spianata, in direzione del Forte San Procolo, dove si conclude.

   Il disegno delle ridotte poligonali, di sola terra, viene predisposto per la prossima costruzione, nel loro spazio interno, di torri a prova di bomba, annesse al fronte di gola. Le ridotte sono ultimate alla fine del 1848; le torri casamattate, a tracciato circolare, sono costruite nel 1849 all’interno delle ridotte Radetzky, d’Aspre, Wratislaw, Clam, che si trasformano così in forti; nel medesimo tempo si edifica la torre isolata Culoz, presso l’ansa discendente dell’Adige, davanti a Tombetta.

   Il progetto dei primi forti del campo trincerato si deve al direttore del Genio Johann von Hlavaty, al quale succede nel 1850 Conrad Petrasch. I forti sono intitolati ai comandanti militari che si erano distinti nella battaglia di Santa Lucia.
   Ristabilita la pace, negli anni 1850-1852 si completa il primo campo trincerato, e lo si estende sulle ali in modo da agganciarlo, a monte e a valle, alla riva destra dell’Adige: sul ciglione, davanti a Chievo, vengono costruiti i forti Chievo e Croce Bianca; sul ciglione di Santa Caterina il grande Forte Santa Caterina, opera necessaria dopo la costruzione dell’alto rilevato della ferrovia Ferdinandea (1849), che aveva definitivamente limitato l’azione del Forte Gazometro e delle artiglierie poste sulla cinta magistrale (fronte Campo Marzo-Maddalene).

  Forte Santa Caterina Negli anni 1854-1856, sulla riva sinistra il campo trincerato è completato dal Forte San Michele, presso Madonna di Campagna, a cavallo della strada per Vicenza, e dalla postazione campale annessa al castello medioevale sul colle di Montorio.
   A Conrad Petrasch, nell’anno 1856, succede come direttore della Genie Direction di Verona Felix von Swiatkiewicz, che vi rimarrà sino all’anno 1859.

   Sulla destra d’Adige, i forti distavano dalla cinta magistrale da 800 metri (Forte Palio) a 2300 metri (Forte Chievo), secondo la posizione obbligata dalla linea naturale del rideau. L’intervallo tra l’uno e l’altro misurava mediamente 800 metri. Sulla sinistra d’Adige, il Forte San Michele distava da Porta Vescovo 3200 metri; la sua posizione era collaterale all’altura fortificata di Montorio, e con essa faceva sistema. Era tenuta, inoltre, la necessaria distanza di rispetto dal retrostante borgo di San Michele extra moenia.

   Conclusa la guerra del 1859 (Armistizio di Villafranca, 11 luglio) alcuni forti del rideau vengono completati con organi per la difesa ravvicinata: muri distaccati alla Carnot, caponiere, muri di chiusura del fronte di gola. I lavori interessano i forti San Zeno, San Massimo, Fenilone, Palio, Porta Nuova. Nello stesso tempo i comandanti militari absburgici valutavano la necessità di una nuova linea, più avanzata, a forti distaccati, per far fronte all’aumento di gittata delle nuove artiglierie, ad anima rigata, già impiegate sul campo di battaglia.

   I forti del primo campo trincerato appartengono al nuovo tipo poligonale (sistema poligonale misto della scuola fortificatoria neotedesca). Si tratta del nuovo sistema di fortificazione derivato dalle teorie di Montalembert (1714-1800) e di Carnot (1753-1823), sperimentato dopo il 1820 nei cantieri delle Piazzeforti Federali, sul Reno e sul Danubio. I forti erano costituiti dal terrapieno, a impianto poligonale, predisposto per le artiglierie in barbetta, difeso all’esterno dal muro distaccato alla Carnot, con le caponiere per la difesa ravvicinata, e dall’antistante fosso asciutto. All’interno dell'opera, in posizione centrale, si ergeva il ridotto casamattato, la cui pianta poteva variare e articolarsi secondo le specifiche funzioni difensive.

 Forte Porta Nuova  Il limite irregolare del campo trincerato, discontinuo ma perfettamente chiuso dall’incrocio dei tiri d’artiglieria, era fissato dalla natura - il terrazzamento di origine alluvionale (rideau) - e da considerazioni geometriche. L’irregolarità del terreno si rifletteva sia sulla disposizione nello spazio campestre delle singole opere, sia sulla loro configurazione planimetrica, entrambe condizionate dal reciproco fiancheggiamento e dall’efficacia dell’azione offensiva.

   Dal 1852 la piazzaforte di Verona era in grado di resistere a un assedio regolare. Secondo la volontà di Radetzky era diventata una “piazza di manovra e di deposito”. Nello spazio del campo trincerato l’armata avrebbe trovato sicura protezione nelle manovre di ripiegamento, per poi riprendere l’azione offensiva. Inoltre il nucleo urbano era sottratto al bombardamento. Verona aveva acquisito la sicurezza necessaria a una “piazza di deposito”.

   L’inserimento delle attrezzature logistiche all’interno del nucleo urbano è condotto da Conrad Petrasch secondo un piano di sistemazione urbana a grande scala, e con attenzione stilistica verso le preesistenze storiche. L’architettura militare del Genio absburgico, di notevole pregio artistico, è da ricondurre allo stile del romanticismo eclettico mitteleuropeo, neoclassico, neoromanico e neogotico, e alle contemporanee architetture viennesi.
 
 

:: cronologia ::     :: indice tematico ::     :: la piazzaforte absburgica ::     :: glossario ::     :: bibiliografia essenziale ::    

< home introduzione all'opera crediti ^top
© 2004 - Comune di Verona