Il conte Johann Josef Radetzky de Radetz
nacque il 2 novembre 1766 nel castello di Trebnic, vicino a Klattau, in
Boemia.
Il 1° agosto 1784 entrò, come cadetto, nel 2° Reggimento
Corazzieri Caramelli e fu assegnato al primo squadrone del Rittmeister
von Ottenfeld. Josef Radetzky fu promosso sottotenente nel 1786, e l’anno
successivo ebbe la nomina a tenente.
Nella guerra contro i turchi degli anni 1788-90, come ufficiale d’ordinanza
del comandante supremo, il feldmaresciallo von Lacy, sostituito nel 1789
dal feldmaresciallo von Laudon, Radetzky mise in evidenza le sue doti
militari nello scontro di Berbir, nell’espugnazione di Belgrado,
e nella ritirata da Illowa a Karansebes.
Nel luglio del 1793 il reggimento al quale apparteneva, passato all’arciduca
Francesco d’Este alla morte del titolare, giunse nei Paesi Bassi
per combattere contro la Francia repubblicana. Il comandante del Corpo
d’Armata, luogotenente generale Beaulieu, notata l’audacia
del tenente Radetzky, lo volle come aiutante. Nella prima battaglia di
Fleurs, del 16 giugno 1794, Josef Radetzky concorse a respingere il nemico
con una manovra d’aggiramento; nella seconda battaglia di Fleurs,
del 26 giugno, fu promosso Rittmeister (capitano di cavalleria).
Nel febbraio 1796 seguì il Feldzeugmeister Beaulieau in
Italia settentrionale, per combattere contro il giovane Napoleone Bonaparte.
Radetzky si distinse nella battaglia di Voltri: poiché il suo comportamento
era stato superiore a ogni encomio, secondo Beaulieau, venne nominato
maggiore ed ebbe il comando del Corpo dei Pionieri.
Pochi giorni dopo la stipula della Pace di Leoben (16 aprile 1798), Josef
Radetzky sposò la diciassettenne Franziska Romana Strassoldo-Grafenberg.
L’anno seguente dovette tornare nuovamente in Italia, come aiutante
del generale von Melas, col grado di tenete colonnello. Radetzky rese
possibile la vittoria degli alleati austro-russi, comandati dal feldmaresciallo
Suworow, nella battaglia sulla Trebbia, durata dal 17 al 19 giugno 1799.
Si distinse ancora nella battaglia presso Novi, il 15 agosto successivo;
pochi giorni dopo gli fu conferita la Croce dell’Ordine di Maria
Teresa, e il 5 novembre ebbe la nomina a colonnello.
Dopo la sconfitta dell’armata imperiale a Marengo (14 giugno 1800),
Radetzky fu trasferito in Germania, dove assunse il comando del 3°
Reggimento Corazzieri Duca Alberto di Sassonia-Teschen. Tornò in
Italia nel 1805, e assunse il comando di una brigata, col grado di maggiore
generale. Nel 1809 rese possibile la ritirata della divisione Schustekh,
trattenendo il più a lungo possibile i francesi presso Wels.
Durante la battaglia di Wagram, il 27 maggio 1809, il luogotenente generale
Radetzky fu nominato sul campo secondo titolare del 4° Reggimento
Corazzieri e, successivamente, fu promosso primo titolare del 5° Reggimento
Ussari.
Il 21 agosto 1809 l’imperatore Francesco I gli ordinò di
assumere l’incarico di Capo dello Stato Maggiore Generale; poiché
Radetzky esitava, l’imperatore gli fece sapere: “…mi
è di garanzia il suo carattere, che lei non commetterà sciocchezze.
Se si limiterà a commettere soltanto quelle comuni, io ci sono
già avvezzo”.
L’apporto del conte Radetzky fu determinante nelle campagne di guerra
degli anni 1813-1815, che portarono alla definitiva sconfitta di Napoleone.
Il 18 ottobre 1813 la coalizione antifrancese vinse a Lipsia secondo le
direttive del principe Schwarzenberg, comandante supremo, e secondo il
piano strategico delineato da Radetzky. Per questa decisiva vittoria venne
insignito della Gran Croce dell’Ordine di Leopoldo.
Nel 1818 Radetzky fu inviato a Ofen, col grado di luogotenente feldmaresciallo,
come ad latus dell’arciduca Ferdinando d’Austria,
comandante militare in Ungheria.
Fu promosso generale di cavalleria nel 1829 e, nello stesso anno, fu nominato
comandante della fortezza di Olmütz.
Dopo la rivoluzione parigina di luglio, nel 1830, Frimont von Palota,
designato comandante dell’armata d’Italia, volle accanto a
sé Radetzky, il quale divenne a sua vola comandante d’armata
quando lo stesso Frimont fu richiamato a Vienna, per assumere la presidenza
del Consiglio Aulico di Guerra (23 novembre 1831).
Passato il temporaneo pericolo, Radetzky si dedicò alla preparazione
dell’armata e alla predisposizione di opere difensive, in particolare
a Verona, considerata dal generale in capo come un’ottima piazza
di deposito e di manovra per l’armata. Nuove istruzioni per le manovre
e le esercitazioni annuali avevano fatto del suo esercito un modello esemplare,
elogiato dall’arciduca Carlo, da Metternich, e dai numerosi osservatori
stranieri. A Milano, nel 1838, l’imperatore Ferdinando I gli conferì
l’Ordine della Corona Ferrea di I classe. La guerra degli anni 1848-1849,
e in particolare le ripetute sconfitte delle truppe di Carlo Alberto,
a Santa Lucia il 6 maggio 1848, a Custoza il 28 luglio seguente, a Novara
il 24 marzo 1849, dimostrarono con piena evidenza l’esattezza della
visione strategica del feldmaresciallo e, nello stesso tempo, il suo straordinario
talento nello sfruttare le condizioni morfologiche del teatro di guerra.
Radetzky era considerato il salvatore della monarchia absburgica: “L’Austria
è raccolta sotto le tue tende”, scrisse il poeta Franz Grillparzer
dopo la vittoria di Santa Lucia. I riconoscimenti per i suoi meriti furono
numerosi. Il nuovo imperatore Francesco Giuseppe I gli inviò l’onorificenza
del Toson d’Oro, e una medaglia coniata apposta in suo onore, con
inciso il titolo Summus Austriacum Dux. Il 13 settembre 1849
fu accolto trionfalmente a Vienna e ricevuto dall’imperatore, che
gli consegnò il bastone da maresciallo, d’oro tempestato
con pietre preziose. Durante la sfilata alla quale assistevano il giovane
Francesco Giuseppe e l’ottantatreenne feldmaresciallo, venne suonata
la Radetzky Marsch, composta da Johann Strauss senior.
Tornato nel Lombardo-Veneto, a capo del Governo del Regno, proseguì
in tempo di pace quanto da lui iniziato in guerra: il mantenimento di
questi territori all’Impero absburgico.
Stabilì la sede del governo e la sua residenza nella sicura piazzaforte
di Verona. Il feldmaresciallo, a novantun anni, fu infine sollevato dall’incarico,
il 28 febbraio 1857, dopo settantadue anni di servizio nell’esercito
absburgico.
Si ritirò a Milano, e in questa città morì il 5 gennaio
1858. |