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Cronologia:
[a] sec. XII (prima metà): costruzione della cinta
muraria comunale lungo l’Adigetto.
[b] 1240-1250: assetto definitivo, con antemurale, della cinta comunale,
o ezzeliniana, lungo l’Adigetto.
[c] 1283-1289: integrazioni e rafforzamenti scaligeri della cinta
lungo l’Adigetto.
[d] 1387-1402: ulteriore rafforzamento della cinta dell’Adigetto
per la parte relativa alla Cittadella viscontea, da Piazza Bra all’Adige,
presso la Torre della Paglia.
[e] sec. XV (prima metà, 1421?): costruzione di fabbricati
militari (aresanata, arsanata) lungo l’Adigetto sfruttando
le mura della duplice cinta comunale-ezzeliniana-viscontea.
[f] secc. XVI-XVII: vari adeguamenti e integrazioni dei fabbricati
militari lungo l’Adigetto.
[g] 1851-1853: ulteriori sistemazioni e adattamenti dei fabbricati
militari preesistenti (Caserme del Pallone).
Committente/Progettista:
[a] Libero Comune di Verona / progettista sconosciuto.
[b] Libero Comune di Verona; Ezzelino da Romano / progettista sconosciuto.
[c] Alberto I della Scala / progettista sconosciuto.
[d] Gian Galeazzo Visconti / progettista sconosciuto.
[e] Repubblica Veneta / progettista sconosciuto.
[f] Repubblica Veneta / progettista sconosciuto.
[g] Impero absburgico; F. M. J. Radetzky (Comandante d’Armata)
/ maggiore, poi tenente colonnello Conrad Petrasch (Direttore della
Genie Direction di Verona).
Proprietà:
Comune di Verona.
Descrizione:
Le cinque Caserme del Pallone, in epoca absburgica
contraddistinte dalle lettere A, B, C, D, E, sono addossate in serie
continua al lato sud dell’antica cinta comunale (muro maggiore);
nell’altro fronte delle caserme, un tempo lambito dall’Adigetto,
si riconosce la seconda Cinta Comunale (antemurale). La duplice
cinta comunale si distingue nell’impianto planimetrico delle
caserme, a corpo lineare irregolare. La loro disposizione interna
è caratterizzata da ambienti a spazi frazionati, per uffici,
comandi, alloggi, e da grandi vani unitari, utilizzabili come magazzini
(al piano terra), e come camerate comuni (ai piani superiori).
La caserma “A”, l’unica che
prospettava direttamente sull’antico spiazzo del Pallone,
si elevava su tre piani; di questa caserma si conserva solo il corpo
di testata, accanto alla Porta Rofiolana, nel quale si riconosce
il Palazzo del Capitano, in stile classico settecentesco.
Le caserme “B”, “C”, “D”
(tra la Porta Rofiolana e la Porta della Paglia, oggi fornice della
Cittadella), si elevano su quattro piani; di esse rimane la caserma
“B” e parte della caserma “D”. Sulla testata
orientale della caserma “B” si erge la torre della Porta
Rofiolana, sopraelevata da Alberto I della Scala. Infine, la caserma
“E”, situata tra la Porta della Paglia e la Gran
Guardia, si eleva anch’essa su quattro piani; è
oggi completamente trasformata.
I prospetti settentrionali sono formati dalle
nude cortine murarie merlate, nelle quali si distinguono diverse
tecniche costruttive, con apparecchiature di pietrame a conci rustici,
ciottoli, corsi di mattone, eseguite nelle diverse fasi storiche
(epoca comunale, ezzeliniana, scaligera, viscontea). Nelle mura
sono state aperte porte e finestre, secondo le necessità
dei vari usi succedutisi nel tempo. Anche nei prospetti meridionali,
maggiormente alterati, si riconoscono i resti della cinta muraria
medioevale. Il prospetto settentrionale della caserma “A”
é connotato dai barbacani piramidali di sostegno e dal possente
portale architravato, a conci di pietra, con lo stemma della città
e la data 1785.
Stato di conservazione:
Le cortine murarie comunali conservate tra la
Gran Guardia
e l’Adige (tratto della Cittadella) sono state più
volte rimaneggiate, adattate alle rinnovate destinazioni degli edifici
tra di esse costruiti, trapassate e interrotte da un nuovo fornice
(verso stradone Maffei) e da una breccia (lungadige Capuleti). Nulla
rimane delle porte medievali (Porta della Paglia e Porta Rofiolana),
in seguito all’allargamento dei fornici.
Della caserma “A” rimane solo la testata
occidentale: il Palazzo del Capitano, restaurato alla fine degli
anni Ottanta del Novecento. Si conserva la caserma “B”,
ristrutturata per la destinazione a uffici comunali; in pessimo
stato di manutenzione è la torre comunale-scaligera della
Porta Rofiolana.
La caserma “C” e parte della “D”
sono state demolite negli anni Sessanta del Novecento per la costruzione
dei nuovi uffici comunali dell’Anagrafe, e per l’apertura
del nuovo fornice (verso stradone Maffei); si è conservata
la sola cinta muraria maggiore (cortina nord). La caserma “E”,
pur conservata, è stata ristrutturata per la destinazione
a uffici comunali.
L’Adigetto è scomparso, completamente
ridotto a corso sotterraneo dopo la piena dell’Adige dell’anno
1882.
Osservazioni:
L’insieme delle cinque caserme del Pallone
è uno straordinario reperto storico dell’architettura
militare veronese. In esso osserviamo non solo la doppia cinta muraria
comunale-ezzeliniana-scaligera-viscontea, ma anche il formidabile
sistema logistico, di edifici militari, realizzato dalla Repubblica
Veneta già nel corso del Quattrocento, probabilmente dal
1421, poi continuamente modificato e integrato.
Il sistema di fabbricati militari - simile a un
grande arsenale a sviluppo lineare - fu chiamato arsanata
o aresanata, nome che forse richiama i lavori di risanamento
e consolidamento delle mura preesistenti, recuperate per le nuove
strutture. La complessa successione di edifici si estendeva lungo
l’Adigetto dalla Rocchetta della Bra alla Torre della Paglia,
sulla riva dell’Adige. Essi avevano diverse destinazioni:
caserma, ospedale, polveriera, tezone, mulino da polvere, granai,
forni, scuderie, vari magazzini per munizioni da bocca e da guerra.
Il nuovo insieme urbanistico militare faceva inoltre
capo, a occidente, su Castel
Vecchio, direttamente collegato alla Rocchetta della Bra, e
all’arsanata, anche mediante la strada compresa tra
le due cinte murarie dell’Adigetto. Il culmine architettonico
e il centro ideale del grande sistema arsanata-Castel Vecchio
diverrà il Palazzo
della Gran Guardia, edificato nel primo Seicento e rimasto incompiuto,
destinato all’Accademia dei Filotimi, per lo studio dell’arte
marziale, a sede di rappresentanza dei Provveditori di Terraferma
e delle autorità militari venete e a luogo per le riviste
delle truppe nella grande loggia terrena, durante la stagione avversa.
Data l’importanza delle preesistenze fortificatorie,
è qui utile illustrarne sinteticamente la storia.
Il sistema difensivo urbano a destra d’Adige
riferibile ai secoli XII e XIII è formato da due recinti
murari, che seguono il corso dell’Adigetto con tracciati irregolari
e pressoché paralleli. Nel corso del tempo si sono sovrapposti
restauri e ricostruzioni su entrambe le muraglie, tanto che ora
si possono solo formulare delle ipotesi sui tempi e sui modi della
loro costruzione. L’esistenza di una cinta urbana lungo l’Adigetto
è documentata già nella prima metà del XII
secolo (1157); una seconda fase può essere delimitata tra
il 1239 (anno in cui un’inondazione causò il crollo
della cinta in due tratti) e il 1259; in questo periodo Ezzelino
da Romano aveva l’interesse di tenere a Verona una solida
base per la sua armata. L’assetto allora raggiunto è
da considerare come una soluzione compiuta: il sistema cinta-antemurale-fosso
si configura come un tipo fortificatorio fondato sul concetto della
difesa graduale.
È da condividere l’ipotesi che lo
scavo dell’Adigetto sia contemporaneo alla costruzione delle
mura, e queste siano state successivamente rafforzate da un’antemurale
con andamento pressoché parallelo, e parzialmente ricostruite.
È plausibile che l’antemurale abbia maggiormente subito
il processo di trasformazione urbana, tanto da essere quasi completamente
scomparso, mentre nella cinta principale si siano sovrapposti interventi
di restauro, ricostruzione, rafforzamento e trasformazione.
Nella cinta comunale si aprivano le seguenti porte:
la Porta del Morbio (successivamente inclusa nel Castello di San
Martino poi Castelvecchio), il romano Arco dei Gavi, che assunse
la funzione di porta urbana col nome di Porta Sancti Zenonis, la
Porta Orfana (presso l’attuale ponte Manin), la Porta della
Bra (a un solo fornice), la Porta della Paglia (Porta Palea), la
Porta del Ponte Rofiolo, o Porta Sancti Firmi. La nuova cinta terminava
sull’Adige con una torre, detta della Paglia (distrutta nel
1624 a causa di un fulmine che fece scoppiare i barili di polveri
là depositati). La cinta comunale-ezzeliniana fu successivamente
rafforzata secondo il piano di difese urbane voluto da Alberto I
della Scala (1283-1289), al quale è da attribuire la sopraelevazione
della torre presso la Porta Rofiolana.
Nel 1325, la costruzione della cinta di Cangrande
I della Scala a destra d’Adige ampliava considerevolmente
le dimensioni della città e spostava la difesa principale
ben oltre la vecchia cinta comunale. Tuttavia, anziché diminuire
le potenzialità di quest’ultima, poneva le premesse
per un’ulteriore articolazione difensiva all’interno
della città. La conseguenza diretta fu la costruzione, all’estremità
occidentale della cinta comunale, del formidabile caposaldo di Castel
Vecchio (1354). Altri interventi scaligeri possono essere riferiti
alla Rocchetta della Bra (dove poi sarà eretta la Gran
Guardia) e alla Torre pentagona, rivolta all’esterno per
la difesa della Porta.
In epoca viscontea (1387-1402) il sistema già
predisposto dalle fortificazioni scaligere trovava un’ulteriore
consolidamento con la formazione della Cittadella, l’ampio
spazio quadrangolare compreso tra la cinta comunale-ezzeliniana,
la cinta di Cangrande I (lungo la riva dell’Adige, a est,
e lungo il fronte urbano meridionale), e delimitato a ovest dalla
nuova muraglia con fosso antistante (lungo l’attuale corso
Porta Nuova). Questo ampio spazio, destinato all’accampamento
delle milizie e alle attrezzature logistiche, era in diretta comunicazione
con Castel Vecchio attraverso la strada coperta esistente tra la
cinta comunale e l’antemurale, lungo la quale potevano transitare
milizie e artiglierie. Il tratto di cinta comunale che delimitava
la Cittadella fu modificato per rivolgere la difesa verso l’esterno,
rispetto allo spazio interno recintato.
All’inizio del Quattrocento, in epoca veneta,
nel medesimo tratto della Cittadella, lungo l’Adigetto, si
stabiliscono nuove funzioni logistiche: nello spazio compreso tra
la cinta comunale e il suo antemurale furono ricavati edifici per
magazzini, ricoveri e opifici (arsanata). Queste destinazioni permanevano
anche dopo lo smantellamento, negli anni 1533-1535, del tratto di
muro lungo corso Porta Nuova, che apriva lo spazio della Cittadella
agli usi civili. La parte più orientale fu riservata alle
munizioni e alle polveri fino al 1624, anno in cui un fulmine colpì
la Torre della Paglia (accanto alla Porta Rofiolana), e causò
moltissimi danni agli edifici circostanti; le polveri furono allora
trasferite all’interno delle torri della cinta magistrale
prossime a Castel
San Felice. Gli altri edifici dell’arsanata erano usati
come granai sino al 1605, quando furono liberati per essere sistemati
a quartieri della guarnigione, stalle e scuderie. I granai con la
casa del “municionario” furono riuniti a Castel
Vecchio. Tuttavia permaneva la destinazione a granaio anche
in tempi successivi, almeno per il fabbricato “E”. Il
fabbricato vicino alla Torre Pentagona, in corrispondenza della
Gran Guardia,
era destinato a “Quartier Pubblico di Cavalleria”. Nel
1703 fu necessario adibire a ospedale delle Milizie l’edificio
centrale (le caserme “B”, “C”, “D”)
poiché non bastavano i locali dell’Ospedaletto
Vecchio (relazione del Provveditore di Terraferma Sebastiano
Venier). Negli anni successivi, l’ospedale era sovradimensionato,
e perciò era usato anche come caserma. All'esterno, sul fronte
di via Pallone, era annessa una Cappellina dell’Ospedale delle
Milizie. Presso la Porta Rofiolana, nell’anno 1787 (come attesta
la data inscritta) venne costruito a uso di comando il Palazzo del
Capitano, con portale neoclassico e lo scudo crociato di Verona
(oggi è la sola parte conservata della caserma “A”,
per il resto demolita).
In epoca veneta (secoli XV-XVIII), alle caserme
del Pallone-Gran Guardia erano coordinati gli altri edifici militari
situati nelle immediate vicinanze: le caserme dell’Adigetto,
Tezone, della
Cittadella,
l’ospedaletto
Vecchio. Il medesimo articolato insieme logistico del Pallone-Gran
Guardia venne conservato anche in epoca absburgica (1814-1866) con
diverse destinazioni, succedutesi nel tempo al variare del complessivo
ordinamento militare del corpo di piazza. Nell’anno 1798,
durante la prima occupazione austriaca, è documentata la
presenza di depositi della Provianda e degli Uffici della Direzione
delle Fortificazioni, con l’annesso cantiere per le macchine
e i materiali (Fortifications Bau Kanzley und Bauhof).
Dal 1838-1840 gran parte dei fabbricati è destinato a caserma,
tranne l’edificio “D” (da Porta della Paglia alla
Gran Guardia), adibito a deposito del treno d’artiglieria
(Artillerie Fuhrwerkes Depot). In seguito ai lavori di
sistemazione e adattamento (1851-1853), l’intero complesso
è destinato a caserma. Nella pianta di Verona del 1850, rielaborata
per uso militare negli anni 1852-1853, sono registrate le cinque
caserme di fanteria del pallone (A, B, C, D, E) con la capienza
complessiva di 1483 uomini.
Sotto l’Amministrazione Italiana, dopo il
1866, nelle Caserme del Pallone si insediò il VI Reggimento
Alpini
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