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Cronologia:
[a] sec. XVI-XVII: probabile costruzione della caserma.
[b] 1814-1866: la caserma mantiene la destinazione militare.
Committente/Progettista:
[a] Repubblica Veneta / progettista sconosciuto.
[b] Impero absburgico / —
Descrizione:
La caserma, originariamente destinata alla cavalleria,
prospettava sull’attuale via Ospital Vecchio; era in relazione
con il sistema dei fabbricati militari addossati alla cinta comunale
(Caserme del Pallone),
ai quali era funzionalmente correlata. La caserma, inserita nell’edificazione
di un isolato urbano, aveva impianto a corpo lineare articolato
a “L”. Il braccio principale, lungo la via, conteneva
le scuderie (al piano terra), e i quartieri per i soldati; l’altro
braccio, proteso verso l’interno e su un solo piano, sembra
fosse destinato a magazzino.
Stato di conservazione:
La caserma è stata demolita nel secondo
dopoguerra e sostituita da edifici residenziali.
Osservazioni:
Il nome della caserma deriva dal vicino opificio
detto Tezone, nel quale si produceva il salnitro destinato
alla preparazione della polvere da sparo. Sull’attività
del Tezone in epoca veneta è data una esauriente
descrizione da Vittorio Jacobacci; egli ha scritto: “...occorre
fare un accenno al «tezone», a quell’opificio
cioè dove veniva prodotto il nitrato di potassio, il cosiddetto
«salnitro», necessario alla fabbricazione della «polvere
nera» che allora era l’unico esplosivo impiegato sia
per la fucileria sia per le cariche di lancio delle artiglierie
e per le cariche di scoppio delle granate nonché per le mine.
Questo stabilimento esisteva fin dal tempo della
Repubblica Veneta in località prossima alla Cittadella nella
strada tuttora chiamata via Tezone e comprendeva le «nitriere»
costituite da locali intersecati da una serie di pareti in muratura
disposte a labirinto e i cui corridoi erano cosparsi di carbone
vegetale. Su questo strato di materiale assorbente, venivano spanti
i liquidi organici umani che appositi incaricati raccoglievano giornalmente
nelle caserme e nelle comunità e qui trasportavano per mezzo
di botti montate su carretto, mentre periodicamente gli operai dell’opificio
provvedevano a raschiare dalle tramezze le inflorazioni di salnitro
che affioravano dalle murature.
Questo primitivo quanto ingegnosissimo sistema di produzione venne
però a cessare all’inizio della dominazione austriaca
quando il salnitro cominciò a essere prodotto con metodi
sintetici da parte di apposite industrie e l’area su cui sorgeva
il tezone venne adibita a magazzino.”
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