Cronologia:
[a] 1321-1324: scavo del fossato nel banco di tufo e costruzione della cinta turrita.
[b] 1520-1523: rafforzamento delle mura scaligere; costruzione delle rondelle di San Zeno in Monte e della Grotta.
[c] 1839-40: restauro e modificazioni della cinta (cimatura delle torri e loro chiusura sul fronte di gola); ricostruzione della cortina, senza merlature, dal fronte di gola di Castel San Felice alla Rondella della Grotta, e dalla medesima rondella alla torre n. 5; consolidamento della scarpa e suo rivestimento.

Committente/Progettista:
[a]: Cangrande I della Scala; maestro Calzaro.
[b]: Repubblica Veneta; Teodoro Trivulzio.
[c]: Impero absburgico; FM. J. Radetzky, Franz von Scholl, Johann von Hlavaty.

Proprietà:

   Demanio dello Stato. In via di cessione al Comune di Verona (Legge 30.V.1989, n. 225).

Descrizione:
   Cinta formata da cortine e torri, difesa dal profondo fossato scavato nel colle di tufo. Il materiale ricavato dallo scavo è stato impiegato per l’edificazione della muraglia, in origine alta 8-9 metri e con lo spessore di 1,30-1,40 metri. Gli spigoli delle torri sono di laterizio, con la caratteristica lavorazione scaligera a denti di sega per ottenere un miglior collegamento con i muri delle pareti, di pietrame e tufo, intervallati da corsi orizzontali di laterizio, in corrispondenza di ogni dente di sega. La cinta scaligera, presso la torre n. 14, prosegue deviando a sud-est verso lo strapiombo della collina, dove terminava. Qui è ancora visibile il tratto che delimita, a meridione, il pomerio di Monte Castiglione.

   Nel 1520, in questo tratto è stato aperto il fornice ad arco, contemporaneamente alla costruzione della moderna cortina diretta verso la Rondella di Santa Toscana. La cinta scaligera dalla torre n. 14 prosegue verso settentrione seguendo il crinale della collina, raggiungendo Castel San Felice, al quale si connette dopo la torre n. 5. La strada interna consentiva lo spostamento dei difensori lungo le mura.

   Le torri (a eccezione della n. 14), sono state modificate dal restauro ottocentesco per adattarle alla funzione di corpo di guardia e magazzino; sono state cimate, chiuse sul fronte di gola, suddivise su tre piani con solai a impalcato, collegate da scale lignee, e coperte da una volta di laterizio. All’altezza delle cortine ogni torre è messa in comunicazione con il cammino di ronda. Sui due lati un tratto del camminamento viene ordinato con feritoie per tiratori, eliminando il coronamento a merli.

Stato di conservazione:
   La cinta scaligera si presenta in condizioni di forte degrado sia per la lunga mancanza di manutenzione, sia per il vandalismo. Le strutture sono intaccate dalla vegetazione spontanea, i paramenti interni sono stati imbrattati da scritte e disegni con vernice spray. Le torri sono usate da indigenti come ricoveri provvisori. Il grande fossato è completamente invaso dalla vegetazione infestante dalla breccia di San Zeno in Monte fino a Castel San Felice. Il tratto meridionale è usato in modo esclusivo da associazioni sportive.

   L’antica Porta di San Zeno in Monte, posta in corrispondenza dello sbocco della strada che sale di fianco al Giardino Giusti (via San Zeno in Monte) è stata demolita e sostituta dal grande fornice ad arco.

Osservazioni:

   Le opere di rafforzamento aggiunte alle mura scaligere nel sec. XVI e XIX sono descritte nelle schede Batteria di Scarpa, Rondella di San Zeno in Monte e Rondella della Grotta.

 

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