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Cronologia:
[a] 1859: è documentata l’esistenza del bersaglio di
Bosco Mantico (probabilmente edificato dopo il 1850).
Committente/Progettista:
[a] Impero absburgico / —
Descrizione:
A settentrione della strada che da Chievo va a
San Vito e Bussolengo, tra la polveriera per il tempo di pace (Polveriera
Chievo), e il Forte
Parona (Werk Albrecht), era situato il bersaglio militare.
Lo stabilimento ricevette il nome dal Bosco Mantico, che lo circondava.
L’assai vasto comprensorio di forma pentagonale irregolare
(circa 57 ettari), confinava verso ovest con la riva destra dell’Adige
ed era delimitato da una strada perimetrale di circonvallazione,
fiancheggiata da duplice filare di alberi; altri assi stradali intersecavano
lo spazio prativo del poligono di tiro. La strada di accesso, proveniente
da meridione, terminava nel piazzale dal padiglione: l’edificio,
a pianta longitudinale con avancorpo centrale, si elevava su un
solo piano, tranne il tratto mediano, su due piani. Era destinato
agli uffici del bersaglio, all’armeria, a scuderia e magazzini,
oltre a vari altri servizi di pertinenza.
Davanti al padiglione erano disposte sette postazioni
per le esercitazioni di tiro dell’artiglieria; ogni linea
di tiro era protetta lateralmente dalla successione di rilevati
di terra (traverse o quinte) che avevano lo scopo di intercettare
i tiri fuori traiettoria. Riferimenti per i tiri a maggiore distanza
(310-620 metri) erano collocati, verso l’Adige, nel settore
meridionale del poligono. A settentrione del piazzale era collocata
un’opera campale di impianto rettangolare (metri 100 x 70),
una sorta di forte con banchina, parapetto e fosso, che veniva impiegato
per le esercitazioni a fuoco, simulando il tiro d'artiglieria da
una postazione fortificata. Il bersaglio era impiegato anche per
le esercitazioni e l’addestramento all’uso di armi portatili.
Stato di conservazione:
L’intero complesso è stato completamente
demolito nel secondo dopoguerra (anni '50 del Novecento).
Nella sequenza storica delle carte topografiche
dell’Istituto Geografico Militare (I.G.M.) in scala 1/25.000,
all’inizio del Novecento è documentato l’ampliamento
del bersaglio con un nuovo poligono di tiro situato a meridione
del Forte Parona;
l’insieme delle opere, absburgiche e italiane, è ancora
rappresentato nell’edizione I.G.M. del 1953-1954. Successivamente,
con l’insediamento dell’aereoporto, il bersaglio venne
smantellato.
Osservazioni:
Dal secondo Cinquecento gli artiglieri della Repubblica
Veneta eseguivano le esercitazioni a fuoco nel bersaglio allestito
lungo la cortina della cinta magistrale, tra il Bastione
della Santissima Trinità e il Bastione
di San Francesco. L’impianto, utilizzato dalla Scuola
dei Bombardieri, era chiamato Tavolazzo, dal nome del bersaglio
di legno utilizzato per le esercitazioni.
In epoca absburgica, prima del 1848, le esercitazioni
dell’artiglieria venivano condotte nella spianata esterna;
tra il Bastione
di San Zeno e il ciglione di San Massimo era stabilita una linea
di tiro.
Il bersaglio di Bosco Mantico venne edificato
probabilmente nei primi anni '50; la sua esistenza è
documentata con certezza nel 1859, come risulta dalla carta topografica
absburgica allora aggiornata (Reambulierten Manövrier Karten
von Mincio Terrain).
Il nuovo bersaglio (Schießstätte),
era ordinato specialmente per i tiri d’artiglieria. L’addestramento
era pianificato con esercitazioni a fuoco, che completavano l’istruzione
teorica. Si tenevano periodicamente gare di tiro, con l’assegnazione
di premi in denaro (Preisschießen), per incentivare
lo spirito di emulazione e il desiderio di ulteriori esercitazioni;
le gare venivano eseguite con tiri su bersagli di circa 4 metri
(circolari o quadrati), posti a circa 600 metri di distanza.
Per l’istruzione della fanteria e degli
altri corpi dell’esercito all’uso delle armi portatili,
si eseguivano addestramenti al puntamento, al tiro con cartucce
a salve, al tiro con munizioni da guerra. Corsi speciali si tenevano
per l’addestramento degli istruttori. Le truppe erano suddivise
in tre classi, con bersagli a distanza crescente; superata l’ultima
classe veniva assegnata la qualifica di tiratore scelto (Schütze).
Complessa era la pianificazione della sicurezza
nel poligono, perseguita con speciali apprestamenti, quali fermapalle,
traverse laterali o quinte, rilevati antirimbalzo, postazioni per
i segnalatori e gli addetti ai bersagli; speciali norme erano inoltre
osservate quali le distanze reciproche tra le postazioni, le disposizioni
di sgombro del poligono durante le esercitazioni a fuoco. Anche
in questo singolare stabilimento militare si nota il gusto per l’arredo
arboreo, che conferiva all’impianto una non trascurabile qualità
di decoro architettonico; nel suo insieme rispondeva ai requisiti
di sicurezza, di funzionalità operativa, nonché di
rappresentanza richiesta a un moderno bersaglio militare.
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