Nell’imminenza della guerra del 1866 (terza guerra d’indipendenza nazionale), Verona, nel Quadrilatero, era una delle più vaste e sicure piazzeforti dell’Impero absburgico; la sua celebrità era leggendaria in Europa. Dotata delle più moderne attrezzature logistiche, pianificate e realizzate dal 1844 al 1863, era collegata da un’efficiente rete ferroviaria alle altre piazzeforti del sistema difensivo veneto, nonché al centro dell’Impero.

  Il 22 aprile 1866, pochi giorni dopo la conclusione dell’alleanza tra Prussia e Italia, il distaccamento del Genio presso l’Alto Comando d’Armata, decretò a Verona la preparazione dello stato di difesa (Vertheidigungs Instandsetzung), in tutte le piazzeforti del Veneto. Era regola dell’arte difensiva che le opere di fortificazione permanente (cinte magistrali urbane, forti distaccati), costruite in tempo di pace per l’impegno richiesto dai colossali cantieri, nell’imminenza della guerra dovessero munirsi di opere complementari, allo scopo di aumentare la capacità di resistenza, la sicurezza, e l’efficacia dell’azione di combattimento. Tali opere, costruite con terra battuta, legnami, gabbioni di vimini, erano eseguite solo all’occorrenza, per la difficoltà della manutenzione dovuta alla loro intrinseca deperibilità.

 Forte Ca' Vecchia Particolari provvedimenti riguardavano le postazioni di artiglieria, organi essenziali nell’assetto di combattimento delle opere: i parapetti venivano rafforzati e innalzati; in alcuni casi si costruivano merloni di terra e legname. Fra le piazzole si erigevano alte traverse di terra pressata, a volte con ricoveri blindati, cioè protetti da strutture lignee terrapienate, per i serventi al pezzo e per i rifornimenti delle polveri. Le traverse potevano essere costruite anche con gabbioni, o fascioni, di vimini riempiti di terra.
  Sulle polveriere venivano irrobustiti gli spessori di terra battuta; nei forti si costruivano nuovi ricoveri per uomini e quadrupedi, con strutture lignee blindate. All’esterno delle opere si apprestavano ostacoli passivi con le abbattute, tagliate d’alberi accumulati con i rami rivolti al nemico, e le palancate, ossia recinti di robusti pali acuminati. Tra i forti distaccati, gli intervalli potevano essere integrati con batterie campali intermedie.
Nel Quadrilatero i lavori di preparazione della difesa richiesero un notevole impiego di risorse, di uomini e materiali; all’inizio delle ostilità (23 giugno 1866), le opere erano in gran parte ultimate, e le quattro piazzeforti, in completo assetto da guerra, si preparavano a sostenere il fuoco nemico.

  A Verona furono ragguardevoli i lavori di preparazione dei singoli forti. Nello stesso tempo venne integrata la prima linea del campo trincerato. Sette grandi batterie campali vennero erette negli intervalli tra i forti di cintura. Sulla riva destra, dal Forte Lugagnano all’Adige, si costruirono nuove batterie, alcune delle quali presero il nome dalle vicine corti rurali: Fenilone, Martinelli, Torcolo, Legnago, Palazzina, S. Andrea; sulla riva sinistra le batterie Casotte e Sandri, situate tra il Forte San Michele e l’ansa fluviale di San Pancrazio.

  Ai dispositivi ordinari per la preparazione della difesa si aggiunsero interventi straordinari, di completamento della linea avanzata del campo trincerato, per colmare le lacune dello schieramento. Sulle posizioni già individuate e stabilite dalla commissione presieduta dall’arciduca Leopoldo nel grande piano fortificatorio del 1860, vengono eretti due grandi forti: il primo, a Ca’ Vecchia, chiude la linea avanzata presso la riva destra dell’Adige; il secondo, a Ca’ Bellina, sulla riva sinistra, consolida il fronte orientale tra il Forte San Michele e il colle di Montorio. I progetti sono elaborati con straordinaria celerità dal tenente colonnello Andreas Tunkler von Treuimfeld (1820-1873). Nella seconda metà dell’Ottocento egli era ritenuto uno dei più illustri operatori del Corpo del Genio in Europa. Ragguardevole fu la sua attività scientifica e tecnica come trattatista delle fortificazioni, presso l’Accademia absburgica di Kloster Bruck.
  Tunkler fu l’ultimo grande architetto militare nella millenaria storia di Verona fortificata. Il suo nome è scolpito nel marmo all’interno dello stabilimento della Provianda di Santa Marta. Data l’urgenza, il progettista previde la costruzione di due forti in stile semipermanente, ossia costituiti da opere di terra, di legname, e con il minimo impiego di murature. Ristabilita la pace, i forti sarebbero stati completati, in stile permanente, con le opere murarie: rivestimenti di scarpa attorno ai terrapieni, poterne voltate, caponiere e traverse casamattate, ricoveri e polveriere a prova di bomba.

  Forte Ca' BellinaI lavori, ultimati il 23 maggio 1866, vennero condotti con prodigiosa celerità e conclusi verso la metà di agosto, quando ormai l’armistizio (26 luglio 1866) era già stato firmato. In ognuno dei due imponenti cantieri erano stati all’opera giornalmente 1800 uomini; in meno di 90 giorni avevano eseguito giganteschi movimenti di terra, con scavi e riporti avevano modellato terrapieni, rampari, fossi, spalti; avevano completato le opere con palancate difensive, ricoveri blindati a struttura lignea, traverse con ricoveri e riservette di polveri.

  Tunkler venne insignito della Croce di Cavaliere dell’Ordine di Leopoldo. La sua opera è ricordata non solo come una straordinaria impresa edificatoria di cantiere; i due forti vennero osservati come prototipo della fortificazione contemporanea. Erano testimonianza di una nuova forma, adeguata all’evoluzione tecnologica delle perfezionate artiglierie ad anima rigata, con retrocarica. Dai prototipi di Verona ebbe origine il forte tipo Tunkler: nel suo impianto poligonale sono recuperati e inseriti ecletticamente elementi della fortificazione bastionata italiana, ideata nel Cinquecento. Il modello di Tunkler venne applicato nelle nuove difese permanenti delle principali piazzeforti europee del secondo Ottocento, particolarmente in Prussia.

  Purtroppo i due capolavori veronesi, di speciale significato tecnico e storico, sono stati completamente distrutti. Con le opere di Andreas Tunkler si conclude il bimillenario corso di Verona, città fortificata per eccellenza.
 

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