Cronologia:
1866

Committente/Progettista:
Impero absburgico; F.M. arciduca Albrecht (Comandante d’Armata) / tenente colonnello Andreas Tunkler von Treuimfeld (direttore della Genie Direction di Verona).

Descrizione:
   Grande forte semipermanente a tracciato composito, poligonale e bastionato. Impianto a lunetta poligonale con fianchi divergenti verso il fronte principale; fronte di gola bastionato.

   Il forte era collocato in aperta campagna, presso la corte Ca’ Vecchia, accanto alla riva dell’Adige; stabiliva il caposaldo terminale, a oriente, del campo trincerato di riva destra. Situato nella posizione già individuata nel 1860 per il quinto forte della linea avanzata, faceva sistema sull’ala destra con il Forte Tomba; sulla sinistra incrociava i tiri con il Forte San Michele, sulla riva opposta. L’abitato di San Giovanni Lupatoto, a 2300 metri dal forte, era soggetto al fronte principale di combattimento. Le sue artiglierie da fortezza battevano, di fronte e di fianco, le strade provenienti da Ostiglia, Legnago, Albaredo, e il corso discendente dell’Adige, esercitando una potente azione di fuoco contro le operazioni nemiche di passaggio del fiume, o di investimento della piazzaforte da sud.

   Il Forte Ca’ Vecchia è simile, per impianto architettonico e caratteristiche tecnico-logistiche, al Forte Ca’ Bellina. Se ne distingue per il tracciato (poligonale di base), e per le maggiori dimensioni; il lato di base del fronte di gola misura 220 metri, contro i 173 metri del forte di riva sinistra.

   La strada militare, proveniente dalla vicina Corte Garofalo, si dirigeva verso il fronte di gola del forte, diramandosi. Intersecando lo spalto, entrava nella piazza d’armi trincerata, a pianta di semiottagono schiacciato; due rampe, discendenti lungo la controscarpa, portavano al piano del fosso asciutto, nel quale si erigeva la palizzata a tracciato bastionato, ordinata per la difesa di fucileria, distaccata dal retrostante terrapieno del fronte di gola. Nei fianchi collaterali, sul rovescio dei due musoni (sporgenze a pianta squadrata, a protezione del fianco del bastione), erano inseriti i passaggi d’ingresso. Entrati nel recinto bastionato d’ingresso, nel mezzo della cortina, sull’asse (capitale) del forte, si imboccava la lunga poterna, a struttura lignea blindata, che metteva in comunicazione con il piazzale interno; poi, proseguendo in asse, terminava sul vertice del saliente, nella caponiera maggiore. La poterna era protetta da un rilevato, a forma di traversone (rilevato di terra rettilineo), che divideva in due parti il piazzale, con funzione di defilamento dai tiri nemici provenienti di fianco.

   I ricoveri per la guarnigione, a struttura lignea blindata, erano inseriti sotto il terrapieno, lungo le due facce del fronte principale; il terzo ricovero era collocato sotto il terrapieno del fronte di gola, sull’esterno della cortina, protetto dall’antistante palizzata difensiva. Infine il corpo di guardia, sempre a struttura lignea blindata, era situato al piede del terrapieno, lungo il fianco del bastione di gola di sinistra.
   La riserva d’acqua era approvvigionata dai due pozzi, accessibili dal piazzale interno, protetti in piccole corti scavate al piede del ramparo, all’estremità dei ricoveri.

   L’opera principale da combattimento, formata dal terrapieno con il ramparo, si elevava sull’impianto a lunetta pentagonale con fianchi obliqui. Sul lato di gola, il rilevato rettilineo del paradorso proteggeva l’interno del forte contro i tiri nemici di rovescio; la sommità del tratto centrale (cortina) era munita di parapetto per fucilieri.

   Ogni postazione d’artiglieria, a cielo aperto, era protetta da traverse collaterali; quelle del fronte principale erano dotate di ricovero blindato per i serventi ai pezzi, e di riservette giornaliere per le polveri. Quattro traverse di maggiori dimensioni, edificate con struttura muraria, contenevano le polveriere.
   La scarpa esterna del terrapieno a pendenza naturale, scendeva al livello del fosso asciutto, dove era infissa la palancata perimetrale per ostacolare l’assalto. Tre caponiere fiancheggiavano il fosso. Due di esse, a struttura blindata, sporgevano dai fianchi ed erano ordinate per fucilieri; alle caponiere si accedeva, dal piazzale interno, attraverso due poterne blindate. La caponiera maggiore, sulla capitale, era di muratura, con la sola copertura blindata; probabilmente era ordinata anche per la difesa d’artiglieria; vi conduceva la lunga poterna mediana, che collegava l’ingresso del forte, il piazzale, i ricoveri.

   Sul fronte di gola, il paradorso separava dal resto del forte i due bastioni collaterali. Dal ricovero blindato inserito sotto la cortina di gola, per mezzo delle rampe laterali gli artiglieri accedevano alle postazioni. La funzione delle bocche da fuoco dei bastioni era duplice: di fiancheggiamento, incrociando i tiri verso il centro; di combattimento, con i pezzi puntati verso l’aperta campagna, anche in concorso con i fianchi del forte. Al livello del fosso, il terrapieno dei bastioni, con scarpa a pendenza naturale, era presidiato dalla palizzata. Annessi al fronte di gola, i due bastioni e il ricovero, separati dal forte, costituivano il ridotto dell’opera.
   Sull’intero perimetro del forte, oltre il fosso asciutto, completava l’opera la controscarpa a pendenza naturale, il cui ciglio si raccordava alla campagna con il breve spalto a piano inclinato discendente.
   Nel paesaggio campestre e fluviale, prossimo a San Giovanni Lupatoto, le masse di terra geometricamente conformate delineavano profili orizzontali, defilati, mimetici. Nello spazio interno del forte, una complessa pianificazione, di sicurezza e di combattimento, aveva preso forma nell’architettura di terra e legname, pensata come una macchina marziale per l’impiego delle artiglierie. Le due riprese fotografiche, eseguite da Lotze nel 1866, tramandano una testimonianza vivissima di questo capolavoro architettonico oggi scomparso.

Armamento: 4 cannoni ad anima rigata da 15 cm a retrocarica

 

5 cannoni ad anima rigata da 9,5 cm ad avancarica

 

22 cannoni di diverso calibro ad anima liscia
Presidio di guerra: 150 fanti
  30 artiglieri
Presidio di emergenza: 200 uomini
Riserve di munizioni: 28.000 kg di polveri

Stato di conservazione:
   Completamente demolito e spianato. Il sito d’impianto originario del forte è intersecato e occupato dalle sedi stradali dell’Autostrada A4 e della Tangenziale.

Osservazioni:
   Il forte rimase in efficienza per vari anni dopo il 1866, e fu citato a modello nei principali trattati di architettura militare del tempo. La sua forma venne replicata in due forti del campo tricerato di Parigi. Venne demolito in occasione della costruzione dell’Autostrada A4, dopo essere stato adibito per molti anni a deposito di rifiuti solidi per Verona.
   Nella cartografia ufficiale I.G.M. l’opera era indicata col nome di Forte Garofalo, dall’omonima corte agricola presente nelle vicinanze. Nella toponomastica attuale l’opera fortificata è ricordata dalla località “Madonna del Forte”, sulla strada tra Palazzina di Sant’Andrea e San Giovanni Lupatoto.

 

:: cronologia ::     :: indice tematico ::     :: la piazzaforte absburgica ::     :: glossario ::     :: bibliografia essenziale ::    

< home introduzione all'opera crediti ^top

© 2004 - Comune di Verona