Cronologia:
[a] 1644-1645: costruzione della caserma (ala nord).
[b] sec. XVII (II metà) - sec. XVIII (I metà): ampliamento (ala est, ala ovest).
[c] 1761: sopraelevazione (un piano) e probabile aggiunta ala sud.
[d] 1838-1840: ristrutturazione della caserma veneta e aggiunta dell’ala nuova (a nord).

Committente/Progettista:
[a] Repubblica Veneta; marchese Spinetta Malaspina, Provveditore /progettista sconosciuto (appalto a Matteo Pecci tagliapietra, forse architetto).
[b] Repubblica Veneta / progettista sconosciuto.
[c] Repubblica Veneta / Adriano Cristofali, architetto; Antonio Pasetti, ingegnere.
[d] Impero absburgico; F.M. J. Radetzky (Comandante d’Armata) /maggiore Johann von Hlavaty (Direttore dei Lavori di Fortificazione a Verona).

Proprietà:
   Demanio dello Stato. In uso all’Esercito.

Descrizione:
   La caserma veneta, su impianto quadrato, era formata da due corpi principali disposti sui lati lunghi della corte rettangolare, legati da due corpi secondari, di minore sezione. Quello settentrionale, più lungo, sporgeva dalla linea dei fianchi; quello meridionale era aperto sull’ingresso, nel tratto centrale. Altre due corti recintate erano annesse all’esterno dei corpi laterali. Nel suo assetto, per la compiuta razionalità d’insieme, possiamo riconoscere un ragguardevole modello di architettura militare settecentesca.

   L’edificio venne trasformato dai progettisti absburgici per renderlo idoneo all’acquartieramento di 975 soldati di fanteria, in camerate comuni, e sei ufficiali, in alloggi singoli. Il varco sul lato meridionale venne chiuso, l’impianto planimetrico all’interno dei fabbricati completamente ridisegnato. Per rendere più funzionali i collegamenti orizzontali e verticali, furono aggiunti corridoi loggiati sui lati esterni dei due corpi principali, che facevano capo a scale su pianta ovata, dal primo al secondo piano.

   Le logge, con robuste archeggiature su tre ordini, conferirono un carattere originale ai prospetti. Inoltre, innestata a baionetta sull’asse del loggiato orientale, fu aggiunta la nuova ala. In pianta il fabbricato riprende lo schema della caserma a corpo lineare, sia per il corridoio laterale a disobbligo delle stanze in successione, sia per la posizione centrale del vano scala. I servizi igienici erano concentrati nella testata meridionale. L’edificio si eleva su tre piani, ed è composto da dieci moduli con struttura a volta sui primi due piani, e solaio ligneo all’ultimo piano.

Stato di conservazione:
    La caserma, con l’ampio spazio di pertinenza delimitato a est e a nord dalla cinta magistrale, e a ovest da via Tommaso Da Vico, è tuttora in consegna all’Esercito (Caserma Riva di Villasanta). Del compendio demaniale, ora completamente inutilizzato, fa parte il Bastione di Spagna e la polveriera absburgica. La caserma, in parte occupata da alloggi, è in scadenti condizioni di conservazione e di manutenzione.

Osservazioni:
   La caserma seicentesca era inizialmente formata da un unico corpo rettilineo, su due piani (ala nord); le stanze del primo piano erano disimpegnate dal ballatoio, protetto da pensilina. La pianta del Filosi, redatta nel 1737, documenta l’ampliamento della caserma, a quella data già disposta attorno alla corte rettangolare (ali est e ovest), ma ancora aperta sul fronte sud. Il successivo ampliamento del 1761, ricordato dalla lapide posta all’interno del cortile, riguarda l’innalzamento di un piano e, probabilmente, la parziale chiusura del fronte sud con due semiali, contenenti le scale, distaccate nel mezzo per il passaggio d’ingresso. La capienza complessiva era di 1500 uomini.

   Dopo la ristrutturazione e l’ulteriore ampliamento eseguiti negli anni 1838-1840 dagli operatori absburgici, dal 1847 al 1859, durante la costruzione del nuovo Ospedale di Guarnigione di Santo Spirito, la caserma venne adattata all’uso di ospedale militare, con la capienza di 292 uomini; venne poi ripristinata a caserma.

   Sotto l’Amministrazione Italiana la Caserma della Catena, ulteriormente ampliata, venne usata fino alla seconda guerra mondiale come caserma per i Bersaglieri (Caserma Alberto Riva di Villasanta).
   Successivamente, con l’aggiunta di numerosi capannoni, il compendio annesso fu adibito a officina per la riparazione degli automezzi militari.

 

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