Cronologia:
[a] 1493-1495: costruzione del monastero di Santa Caterina da Siena.
[b] 1604: viene ultimata la costruzione della nuova chiesa di Santa Caterina da Siena.
[c] 1805-1810: per decreto napoleonico il convento viene soppresso; chiesa e monastero sono demanializzati e destinati a caserma.
[d] 1838-1840: è documentata la destinazione del monastero demanializzato a Stabilimento della Provianda Militare, con forni per il pane.
[e] 1852-1856: costruzione del magazzino per il grano secondo il tipo sperimentale a celle chiuse (silos).

Committente/Progettista:
[a] Ordine delle Monache di San Domenico / progettista sconosciuto.
[b] Ordine delle Monache di San Domenico / progettista sconosciuto.
[d] Impero absburgico; F.M. J. Radetzky (Comandante d’Armata) / —
[e] Impero absburgico; F.M. J. Radetzky (Comandante d’Armata) / tenente colonnello Conrad Petrasch (Direttore della Genie Direction di Verona); tenente colonnello Felix von Swiatkiewicz (dal 1856 Direttore della Genie Direction di Verona).

Proprietà:

   Demanio dello Stato, in uso all’Esercito.

Descrizione:
   In epoca absburgica, lo Stabilimento della Provianda di Santa Caterina si articolava in tre parti: la chiesa, il convento annesso, con il chiostro, la corte occidentale con il grande silo per il grano. La chiesa ha pianta rettangolare a unica navata; il sagrato antistante è chiuso dal muro di recinzione. Era usata come magazzino: il volume interno era ripartito con due solai intermedi a struttura lignea. La facciata della chiesa conserva il portale seicentesco ad arco, e il rosone, murato. Le finestre aperte ai lati delle lesene illuminavano il magazzino.

   La pianta originaria del monastero è a forma di trapezio; gli edifici delimitano la corte, con chiostro su tre lati. Le sue campate ad arco sono per lo più murate, per gli adattamenti necessari allo stabilimento militare. Il monastero è unito alla chiesa da un corpo di collegamento rettilineo posto sul corso del fiumicello di Montorio, che scorreva lungo il fianco della chiesa. All’interno del chiostro erano inseriti cinque forni a intermittenza per il pane; gli interni del monastero, trasformati, erano adibiti a magazzini per gli approvvigionamenti alimentari. Nella seconda corte, annessa a oriente del chiostro, erano disposti gli uffici amministrativi, probabilmente il fabbricato del mulino, e l’abitazione del capo della provianda.

   Nel prospetto lungo via XX settembre (allora via di Mezzo Porta Vescovo), ricomposto dai progettisti absburgici, si distinguono due parti: quella dell’edificio conventuale, e quella dell’ampliamento ottocentesco (corte orientale). Nel primo risaltano i conci bugnati e le cornici di pietra delle aperture; nel secondo, di minore altezza, risalta il grande portale ad arco. La successione delle aperture richiama il prospetto contiguo.

   Sul lato prospettante verso via Cantarane si eleva l’edificio di maggiore interesse tecnico e storico: il grande silo per il grano. Il magazzino, addossato al muro di recinzione della corte orientale si presenta come un blocco compatto di muratura laterizia a vista, ritmato dalle lesene, alto circa 14 metri. Il volume interno è suddiviso da 24 celle (silos) rivestite di lamiera verniciata. Ogni singolo silo è coperto da volta a padiglione e si conclude alla base in un imbuto tronco-piramidale. Al centro della testata orientale sporge la torre a base quadrata che contiene la scala elicoidale. Nei prospetti risaltano la zoccolatura lapidea e le aperture arcuate allineate, al piano terreno e al piano sottotetto. I prospetti sono coronati da archetti pensili, ispirati al romanico veronese, secondo lo stile Rundbogen.

Stato di conservazione:
   Il grande silo è integralmente conservato: sia la struttura muraria, sia le 24 celle (silos) di lamiera metallica verniciata. Nel tardo Ottocento è stata aggiunta una tettoia a struttura lignea per le operazioni di scaricamento delle granaglie. Si conserva ancora parte dell’impianto di sollevamento meccanico, sistemato a sbalzo sulla facciata in un corpo aggettante. I magazzini delle granaglie sono stati utilizzati dall’Esercito Italiano fino alla prima guerra mondiale. Gli altri locali erano adibiti a magazzino vestiario.

   La successiva destinazione, ancora presente, a uffici del Distretto Militare ha richiesto interventi di sistemazione e di ristrutturazione. In particolare, le strutture orizzontali originali sono state sostituite da solai di laterocemento. Il chiostro rimane parzialmente chiuso sui lati nord ed est. La successione delle volte a vela è ancora conservata. La chiesa di Santa Caterina da Siena, annessa al Distretto Militare, è completamente inutilizzata. Si conserva ancora l’opera interna di adattamento a deposito, formata da una ragguardevole struttura di carpenteria lignea, elevata su due piani.

Osservazioni:
   La costruzione del convento di Santa Caterina da Siena risale alla fine del XV secolo: nell’anno 1493 è documentato l’acquisto di case e terreni a occidente del fiumicello di Montorio, appartenenti ai frati degli Umiliati, per la costruzione del monastero destinato alle monache dell’Ordine di San Domenico. Il monastero fu terminato nel 1495. Faceva parte della proprietà una chiesa, probabilmente trecentesca, usata dalle monache sino all’inizio del sec. XVII, quando furono acquistati terreni al di là del fiumicello per la costruzione della nuova chiesa, ultimata nel 1604.

   Negli anni tra il 1805 e il 1810 il convento venne soppresso per decreto napoleonico; chiesa e monastero vennero destinati a caserma.
   La sistemazione della provianda rese necessario l’ampliamento verso la corte orientale. Edifici preesistenti furono incorporati nella nuova ala su via di Mezzo Porta Vescovo (oggi via XX Settembre); altri fabbricati furono aggiunti in aderenza al confine orientale. Negli anni tra il 1852 e il 1856 venne costruito, nel cortile orientale, il grande edificio a blocco destinato al deposito del grano. In via sperimentale venne applicato il sistema a celle multiple (silos); 24 contenitori ermetici di lamiera metallica, di grande capacità, incorporati nella struttura muraria, garantivano la conservazione del grano, protetto da umidità e calore eccessivi, nonché da muffe e insetti. La medesima tecnologia innovativa, promossa dalla Direzione Generale del Genio, a Vienna, verrà applicata nei due grandi silos nello Stabilimento di Santa Marta, ultimato nel 1865. L’interesse tecnico e storico del silo di Santa Caterina è rilevante, in quanto integralmente conservato in ogni dettaglio costruttivo; i silos di Santa Marta, invece, sono stati completamente trasformati nel Novecento: al loro interno non conservano più alcun elemento originario.

   Negli anni 1838-1840 è documentata la destinazione del complesso conventuale demanializzato a stabilimento della provianda, con i forni per il pane (Verpflegs Bäckerei Gebäude). Nella pianta di Verona pubblicata nel 1850, il monastero di Santa Caterina è contrassegnato al n.154 con la destinazione Forni Militari; nella legenda allegata, elaborata per uso militare, al medesimo numero corrisponde l’indicazione Magazzino della Provianda (Verpflegs Magazin). Le due attività continuarono anche dopo la costruzione, nel 1865, del nuovo stabilimento della Provianda di Santa Marta. Per altre notizie sul servizio absburgico della provianda si veda la scheda relativa alla Caserma di San Francesco di Paola.

 

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