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Cronologia:
[a] 1845-1850: costruzione del laboratorio pirotecnico.
[b] 1866: ampliamento di un capannone.
Committente/Progettista:
[a] Impero absburgico; F.M. J. Radetzky (Comandante d’Armata)
/ tenente colonnello Johann von Hlavaty (Direttore dei lavori di
fortificazione a Verona).
[b] Impero absburgico; F.Z.M. Ludwig von Benedek (Comandante d’Armata)
/ tenente colonnello Andreas Tunkler von Treuimfeld (Direttore della
Genie Direction di Verona).
Proprietà:
Demanio dello Stato; in uso all’Esercito.
Descrizione:
Il Laboratorium era situato lungo la
strada militare di circonvallazione interna, tra la chiesa di San
Bernardino e il bastione
omonimo. All’interno di un ampio spazio libero (circa
125 x 145 metri), recintato da un alto muro di sicurezza, erano
disposti i cinque capannoni a struttura ordinaria, ossia non casamattati,
all’interno dei quali si svolgevano le varie lavorazioni di
preparazione e confezionamento delle munizioni per le armi portatili
e per l’artiglieria. I singoli capannoni, nell’assetto
originario tutti a pianta rettangolare, misuravano circa 9,50 x
19 metri; erano collocati a reciproca distanza di sicurezza, circa
80 metri, necessaria in caso di incendio o di esplosioni accidentali.
Nel grande spazio a quadrangolo irregolare i cinque
fabbricati del Laboratorium configuravano una disposizione
planimetrica a croce di Sant’Andrea: al centro si trovava
l’ufficio direttivo; nelle posizioni periferiche le officine
pirotecniche. L’ingresso al Laboratorium era nel
mezzo del fronte occidentale, lungo la circonvallazione: da qui
si dipartiva un viale alberato che si sdoppiava ortogonalmente a
crociera; un filare di alberi seguiva l’intero perimetro del
recinto; un pozzo era situato accanto al fronte settentrionale.
Il fabbricato dei servizi igienici era collocato presso l’angolo
nord-ovest.
Stato di conservazione:
Il grande recinto del Laboratorio Pirotecnico
è ancora conservato; tuttavia i fabbricati interni non sono
più quelli originari, sostituiti nel tempo. Probabili persistenze
originarie, trasformate, possono essere individuate nell’edificio
II (angolo sud-ovest), nell'edificio V1/2 (angolo nord-ovest) e
nell’edificio centrale (I).
Osservazioni:
Il nuovo Laboratorium (Laboratorio Pirotecnico),
stabilimento vitale in una piazzaforte, era stato inizialmente previsto
nel grande appezzamento inedificato del Campone, come indica il
progetto elaborato intorno al 1840. Stabilito di erigere qui il
grande complesso delle nuove caserme per fanteria e cavalleria,
per il Laboratorium venne scelto il vasto terreno ortivo,
di pertinenza del convento di San Bernardino, che presentava idonei
requisiti logistici, di sicurezza e di isolamento.
Nell’assetto originario dello stabilimento,
compiuto negli anni 1845-1850, all’interno dell’alto
recinto murario di sicurezza erano situati cinque capannoni (I,
II, III, IV, V), disposti a massima distanza di sicurezza reciproca
(circa 80 metri), secondo lo schema planimetrico a croce di Sant’Andrea;
così sono raffigurati, con il nome di Pulverlaboratorium
in un piano generale della piazzaforte datato 1845; nel 1866 si
eseguirono ampliamenti (V1/2).
Al Laboratorium di San Bernardino spettava
il compito di produrre il munizionamento necessario alla piazzaforte
e all’armata combattente. L’organizzazione dello stabilimento
rispondeva a criteri di sicurezza, data la pericolosità delle
lavorazioni con materiali esplosivi, nonché a criteri industriali
di specializzazione delle singole unità lavorative, nei diversi
capannoni.
Al centro (edificio I), in asse con l’ingresso,
era situato l’ufficio direttivo, sede degli ufficiali, cancelleria
e magazzino dei materiali speciali e degli strumenti.
Nei capannoni (II, III, IV, V, V1/2), secondo
le distinte funzioni produttive assegnate, si confezionavano le
munizioni per le armi portatili e per le artiglierie. Diretti dai
mastri artificieri, gli operai militari producevano cartucce per
fucili e pistole; per le artiglierie da campagna e da fortezza confezionavano
cariche di lancio (cartocci), scatole a mitraglia, proiettili
completi, granate per obici, bombe; preparavano anche razzi e proiettili
incendiari.
Venivano inoltre prodotte spolette e inneschi
di vario genere, cannelli fulminanti, micce, misture incendiarie,
come la rocca-fuoco, e altri speciali artifici, quali soffioni,
ossia lance da fuoco usate con tempo piovoso dagli artiglieri,
sorci incendiari e tortelli incatramati, per gli
usi di guerra della pirotecnia militare.
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