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Cronologia:
[a] 1628: è documentata la costruzione di un alloggiamento
per soldati veneti di fanteria (Capeletti).
[b] 1758: è documentata l’esistenza di un tezone.
[c] 1863: è documentata la destinazione a caserme comunali
di alcuni edifici del Camillion (Casa Paroncini).
Committente/Progettista:
[a] [b] Repubblica Veneta / progettista sconosciuto.
[c] Congregazione Municipale / —
Proprietà:
Privata.
Descrizione:
Casa Paroncini è identificabile nel complesso
di edifici un tempo denominato Camillion, parte dei quali,
già nel Seicento, erano stati destinati all’uso militare
dalla Repubblica Veneta. Il medesimo insieme è ancor oggi
riconoscibile nel nucleo abitato di San Martino (Piazza Garibaldi),
a poca distanza dall’altra caserma comunale (Casa
Bajeta-Corte Drago). Sul perimetro della grande corte a trapezio
irregolare, assai sviluppato in profondità, sono disposti
i diversi fabbricati destinati a caserma, di impianto sei-settecentesco.
Al piano terra sono in evidenza le estese scuderie.
Stato di conservazione:
Gli edifici, ristrutturati, sono in parte ancora
conservati, ma modificati da successivi interventi ottocenteschi
e novecenteschi.
Osservazioni:
Nell’estimo del 1628 si trova la prima
notizia sull’esistenza di “…un lozamento che ha
convenuto fabricar per dar allogiamento alla natione de soldati
Capeletti…” situabile nel settore sud-est della corte,
poi denominata Camillion (esteso casamento, secondo la
dizione veneta). La presenza di un Tezon del Salnitro,
posto sul fronte sud-ovest della medesima grande corte, è
documentata nel 1758 (carta di Antonio Schiavi).
Nell’estimo del 1766 sono qui registrati
terreni e case di proprietà comunale, per l’alloggiamento
dei Corazzieri della Compagnia del conte Pompeo Pompei.
Nell’anno 1837 il tezon venne messo
all’asta e acquistato da Giuseppe Paronzini, il quale demolì
l’antico fabbricato per sostituirlo con un edificio residenziale.
Nel Plan der Stadt und Umgebung von Verona
(foglio XI), rilevato nell’anno 1835, gli edifici di
Casa Paroncini (Camillion), sono individuabili, pur raffigurati
senza indicazioni toponomastiche. I medesimi edifici, presi a pigione
dalla Congregazione Municipale, erano destinati a caserma sussidiaria
di cavalleria, come risulta dal repertorio degli edifici militari
absburgici redatto nel 1863.
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