Cronologia:
[a] sec. XII (metà): costruzione delle mura comunali, a sinistra d’Adige, con la Porta Organa.
[b] 1388: è documentata l’esistenza di una casa addossata alle mura comunali, dotata di torre e stalla, appartenente a Guglielmo da Lisca.
[c] sec. XV (metà): probabili trasformazioni della casa da Lisca in forma di palazzo.
[d] 1852-1853: è documentata la destinazione del palazzo a caserma comunale.

Committente/Progettista:
[a] Libero Comune di Verona / progettista sconosciuto.
[b] Famiglia da Lisca / progettista sconosciuto.
[c] Famiglia da Lisca / progettista sconosciuto.
[d] Congregazione Municipale / —

Proprietà:
  Privata.

Descrizione:
    L’antico palazzo di proprietà dei da Lisca, ubicato in prossimità della Porta Organa, in epoca absburgica era affittato alla Congregazione Municipale di Verona, e convertito all’uso militare, come caserma. Nell’assetto ottocentesco si riconosce l’antico impianto architettonico tre-quattrocentesco della residenza fortificata: a settentrione il fabbricato principale, elevato su due piani in adiacenza all’esterno della cinta muraria comunale, nell’angolo conserva la parte basamentale della torre, rinforzata da pietre angolari, in origine più elevata rispetto alla parte residenziale. Al fabbricato principale si innesta perpendicolarmente un secondo corpo, anch’esso elevato su due piani, e disposto lungo il confine, verso il canale dell'Acqua Morta. Altri due fabbricati di servizio si affacciavano sulla corte interna; questa era separata dalla strada da un alto muro merlato, nel quale si apre un portale con arco a tutto sesto, con cornice di pietra intagliata, e sormontato dallo stemma dei da Lisca.

   Il prospetto del fabbricato principale, rivolto alla corte, è connotato dalla scala esterna, a unica rampa, sorretta da due archi a sesto ribassato, e dalle superstiti finestre bifore, ad arco trilobato. Il prospetto, nello stato attuale, è il risultato della completa riconfigurazione ottocentesca, conseguente alla sopraelevazione di un piano del corpo principale e alla completa demolizione dell’ala adiacente al canale dell’Acqua Morta, eseguita probabilmente in occasione dell’interramento del canale medesimo, dopo la piena del 1882.

Stato di conservazione:
   L’edificio, recentemente restaurato, si presenta in buone condizioni; si conservano le finestre bifore quattrocentesche. È tuttora riconoscibile la torre, a fianco della Porta Organa, con le grosse pietre angolari del basamento. Del tutto demolito il corpo di fabbrica sul lato occidentale della corte.

Osservazioni:
    La trecentesca casa fortificata dei da Lisca era stata edificata in adiacenza all’esterno delle mura (muro novo), erette verso la metà del secolo XII dal Libero Comune di Verona. Il muro novo, attestato alla riva del canale dell’Acqua Morta, si estendeva fino al Castello di San Pietro, includendo il monastero benedettino di Santa Maria in Organo, la chiesa di San Giovanni in Valle, la chiesa di San Zeno in Monte.

  Nel tratto meridionale si aprivano due porte: la prima, forse gemina, era ubicata in corrispondenza della strada per Vicenza; la seconda, detta Porta Organa, in corrispondenza della strada che collegava il monastero di Santa Maria in Organo alle sue vaste proprietà, ubicate sulla riva fluviale (mulini e diritto di ripatico), e verso il Campo Marzo. Una terza porta era aperta nel tratto settentrionale, vicino alla chiesa di San Giovanni in Valle, in corrispondenza della strada diretta alla Fontana del Ferro.

   La presenza di una torre presso la Porta Organa, può suggerire un’altra possibilità, oltre a quella già formulata della residenza fortificata. La costruzione della torre in questa posizione potrebbe essere coeva all’impianto delle mura comunali, oppure dovuta a successivi lavori di integrazione e rafforzamento della porta urbana. La costruzione della cinta urbana a meridione del Campo Marzo, voluta da Alberto I della Scala negli anni 1287-1289, riduceva l’importanza della cinta comunale di riva sinistra. Importanza che venne a mancare del tutto dopo l’edificazione della grandiosa cinta turrita voluta da Cangrande I, negli anni 1321-1324, che ampliava notevolmente la città a sinistra d’Adige, attestandosi a sud alla cinta di Alberto I, e a nord alla riva fluviale in prossimità della chiesa di San Giorgio. Lo spostamento della linea di difesa rendeva possibile la riconversione all’uso civile e l’edificazione del terreno posto immediatamente all’esterno della vecchia cinta comunale, tra la Porta Organa e il canale dell’Acqua Morta.

   L’insediamento della famiglia da Lisca nella contrada di San Vitale sembra doversi collocare negli anni Venti e Trenta del XIV secolo. La sepoltura di Giovanni da Lisca, datata 1324, in Santa Maria in Organo, è l’indizio più antico. Nel 1388 Gian Galeazzo Visconti confermava in feudo a Guglielmo da Lisca la casa avita ubicata nella contrada di San Vitale. La proprietà era dotata di una torre e di una stalla. L’inventario dei beni di Sandro da Lisca, figlio di Guglielmo, nel 1409 conferma l’assetto trecentesco. Modifiche e trasformazioni delle preesistenze sono verosimilmente da collocare alla metà del secolo XV; le finestre bifore dovrebbero risalire a quest’epoca. Altre modifiche e adattamenti sono seguiti nel corso dei secoli, sino all’Ottocento.

   La destinazione di casa da Lisca a caserma è documentata dagli anni 1860-1861, data di redazione del repertorio completo degli edifici militari absburgici della piazzaforte: è qui indicata al n. 45 come caserma comunale. Nella pianta di Verona del Penuti, pubblicata nel 1865 e rielaborata per uso militare, nel repertorio aggiunto la casa da Lisca è indicata come edificio preso a pigione da privati e destinato a ricovero per le truppe (Truppen Unterkunft); dopo il 1866 la casa fu restituita all’uso civile.

   La scomparsa del fabbricato posto lungo il confine occidentale, verso l’Acqua Morta, risale alla seconda metà dell’Ottocento, probabilmente dopo la piena del 1882. Nel medesimo periodo, l’edificio fu ristrutturato, sopraelevato di un piano, e ricomposto nel prospetto rivolto verso la corte interna.

 

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