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Cronologia:
[a] 1476-1493: costruzione della Loggia a uso del Maggior
Consiglio della Città.
[b] 1820-1838: restauri eseguiti all’interno dell’edificio.
[c] 1858: destinazione a caserma.
[d] 1873-1874: restauro.
Committente/Progettista:
[a] Comunità di Verona / progettista sconosciuto (attribuzione
a Daniele Banda; nell’Ottocento era attribuita a Fra’
Giovanni Giocondo).
[b] Congregazione Municipale / progettista sconosciuto.
[d] Congregazione Municipale / progettista sconosciuto.
Proprietà:
Comune di Verona. In uso come sede del
Consiglio Provinciale.
Descrizione:
Si tratta della celebre Loggia di Fra’
Giocondo. In epoca absburgica la destinazione a caserma comunale
non causò manomissioni alle struttura architettonica. L’edificio
si eleva su due piani comunicanti per mezzo dello scalone retrostante;
la loggia forma il piano terra, mentre al piano superiore è
disposta la grande aula per le adunanze, originariamente unitaria,
poi divisa in tre vani.
Nella facciata elegantissima, elevata sul basamento
marmoreo, le otto arcate della loggia sono sostenute da slanciate
colonne corinzie; sulle estremità, e nel mezzo, sono aggiunte
lesene, riprese anche all’ordine superiore. Qui, altre due
lesene mediane, ripartiscono il prospetto in quattro ampie campate,
in ognuna delle quali sono inquadrate le finestre bifore, a tutto
sesto, coronate dai frontoni arcuati.
I due ordini sono separati dal risalto della cornice
marcapiano. Sulla cornice di gronda, sulla verticale delle lesene,
sono collocate cinque statue. La facciata è decorata con
ricchezza da marmi intagliati; la sontuosità e il cromatismo,
di gusto veneto, si compongono nella nuova figurazione architettonica
dell’umanesimo toscano.
Stato di conservazione:
Nonostante i ripetuti restauri e alcune modifiche
la Loggia del Consiglio ha conservato l’architettura originaria.
Interventi di restauro sono stati eseguiti negli anni 1820-1838,
1870-1874, 1923, 1940, 1960-1970.
Osservazioni:
Nel tardo Quattrocento, il disegno della piazza
dei Signori, già centro politico in età scaligera,
venne perfezionato dall'inserimento di una nuova architettura pubblica
rappresentativa, per le adunanze del Maggior Consiglio, che si tenevano
nella sala superiore; al piano terra la Loggia serviva per i pubblici
incanti. Nei contigui palazzi scaligeri erano insediate le maggiori
magistrature venete: il Podestà, il Consiglio dei XII, le
cancellerie, il Consolato.
La soluzione adottata segue la tradizione antica
del porticus per la trattazione delle faccende pubbliche,
ossia giurisdizione, rappresentanza, commercio. Si attribuisce a
Daniele Banda (considerato esperto in arte e in architettura) una
partecipazione decisiva alla concezione e al progetto della Loggia.
La destinazione a caserma, documentata dopo il
1858, appare insolita, e anomala rispetto alle caratteristiche interne
dell’edificio, inadatto all’uso permanente di caserma.
Si è forse scelto il luogo per la sua centralità,
idoneo a distaccamenti militari di presidio e sorveglianza urbana,
in circostanze di temporanea necessità.
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